Aggiornato il 21 Ottobre 2020 da Lalla
Sapessi quanto tempo era che volevo provare la fare le panelle! Le ho mangiate come aperitivo offerto dalla casa in un ristorante siciliano e le ho adorate da subito.
Street food siciliano per eccellenza, tradizionalmente le panelle sono a fettine e mangiate dentro ad un panino… hai mai sentito parlare di pane e panelle?
Il classico panino palermitano ( la moffoletta o la mafalda) riempito con questa delizia che gli antichi pannellari friggevano in un casseruola colma di olio posta nei classici carretti.
Un’istituzione, l’immancabile ed irrinunciabile cibo di strada che a Palermo fa da pranzo, cena o spuntino.
Nato come cibo per sfamare il cosiddetto “popolino”, oggi ha conquistato tutti. Mangiate caldissime, appena fritte sono divine.
Se ti piace friggere e poi mangiare il fritto non puoi non provare le panelle!
Uno sfizio davvero goloso, semplice e veloce per accompagnare un bicchiere di vino bianco. Una tira l’altra, non c’è niente da fare.
A me è piaciuto riproporle con questa diversa forma a bastoncino perchè così ce le hanno offerte al ristorante e mi hai divertita da matti. Oltre che divorate perchè buonissime.
Farina di ceci, acqua, sale pepe e prezzemolo gli ingredienti semplici e genuini per ottenere le panelle. Forse un poco noioso mescolare farina e acqua, come fosse polenta, ma si fa tranquillamente 😉 e ne vale assolutamente la pena. La frittura da loro il quid in più. Per cui… cotte e mangiate !
Ottenuta la giusta consistenza – il composto si deve staccare dalla pareti del tegame – basta che trasferisci sul piano di lavoro, spiani il composto e lo livelli alto circa 1 cm con la lama di coltello umida e, una volta raffreddato ricavi i cilindri. Se invece le vuoi a fettine lasci il composto nella pentola ne ricavi le fette e tagli a quadrati della misura che ti piace. A me i tocchetti danno più soddisfazione! E ne vado matta.
STORIA DELLE PANELLE
Avresti mai detto che forno gli arabi a portarle in Sicilia?
Gli arabi macinavano i ceci per ricavarne una farina da mescolare all’acqua. L’impasto così ottenuto si cuoceva fino a che non diventava una sorta di polenta e poi si lasciava raffreddare in contenitori cilindrici, per dargli una forma pratica da usare in cucina. Dopodiché, i panellari di Palermo affinarono la ricetta aggiungendovi semplicemente sale e pepe e la cosa più gustosa: la frittura. Le fettine ricavate dal cilindro di farina di ceci mescolata e cotta con l’acqua venivano e vengono ancora oggi fritte nell’olio di semi e servite in un comodo panino da mangiare anche per strada.
Pane e panelle è, infatti, diventato lo street food siciliano più tipico che ci sia. I panellari si appostavano in punti strategici agli angoli di licei, uffici e strade affollate. Il resto lo facevano gli affamati. Tutti, o quasi, amano pane e panelle; da Pirandello a Sciascia, anche i grandi maestri della letteratura italiana si sono pappati questa specialità per le strade di Palermo.
Da InformaCibo
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